L’archittetto Vico Mossa (1957) descrive Lodè “come un nido d’aquile” con “una struttura da kasbah ed è forse il più impressionante dei villaggi montanari”. Il centro storico si estende alle pendici di una collina chiamata su Inucragliu e si articola secondo uno schema urbanistico tipicamente medievale, sviluppatosi attorno alle sue antiche chiese e caratterizzato da peculiari strade spezzate, portici, vicoli stretti e scale.
Gli studi di Angelo Sanna e di Antonello Serra sul centro storico di Lodè hanno verificato la presenza di tre tipologie abitative: abitazione monocellulare, costituita da un unico vano che fungeva da cucina, camera da letto e che spesso ospitava anche animali da cortile; sottotipo collinare, formata da due stanze, cucina al pian terreno e una stanza al piano superiore collegata da una scala interna. Il piano superiore presentava spesso un ballatoio in legno di cui oggi sono rimaste poche tracce; casa oleastrina collinare, abitazione su due piani composti entrambi da un unico vano e collegati da una scala in pietra esterna: nel piano inferiore era collocato s’undacru (stalla e/o cantina) mentre la stanza del primo piano fungeva contemporaneamente da cucina e da stanza da letto.
Il materiale utilizzato per i paramenti murari è la pietra: i muri venivano eretti a secco o con del fango impiegato come legante. Altre caratteristiche comuni a queste tre tipologie di abitazioni erano le porte in legno (solitamente ad un unico battente) e le finestre, sempre in legno e spesso senza vetro.